È un popolo "multietnico", per così dire, composto da tante tipologie differenti di lavoratori e professionisti, accomunati dal possesso di una Partita Iva e soprattutto, e purtroppo, da un peso fiscale sempre più opprimente. A fare luce sulle difficoltà dei liberi professionisti è la Cgia di Mestre, che ha fatto i conti in tasca a questi lavoratori.
Pressione fiscale al 51%. Secondo l'associazione veneta, la stretta della morsa delle tasse è addirittura aumentata nel corso degli ultimi anni e gli ultimi interventi governativi non sembrano aver apportato cambiamenti positivi: in base alle ultime stime, ogni libero professionista deve pagare allo Stato il 51% di tasse. Questo significa, in maniera semplicistica, che per ogni due euro guadagnati uno va a finire nelle casse nazionali.
Metà dei compensi in tasse. Lo studio della CGIA di Mestre sottolinea come questo scenario complicato non consenta ai liberi professionisti né alle micro imprese di investire nell’acquisto di nuovi strumenti o di nuovo materiale, creando di fatto una situazione a dir poco insostenibile. In dettaglio, la ricerca porta l'esempio di un'attività "semplice", come quella di un idraulico senza dipendenti che guadagna a fine anno 35 mila euro: tra IRPEF, contributi all’INPS, IRAP, imposta di bollo, il bollo del furgone, IMU e TASI (da versare quando si ha un magazzino), accisa sul carburante e altre tasse minori, questo professionista si troverà a versare 18.860 euro.
Il popolo delle Partite Iva in affanno. Ovvero, tornando alla sintesi precedente, oltre la metà delle somme guadagnate con il proprio lavoro deve essere utilizzato per pagare le tasse. Una situazione che, nonostante gli interventi del governo Renzi per abbassare le tasse, non continua a vedere sbocchi positivi a breve per il “popolo delle Partite IVA” e che, come detto, negli ultimi anni è addirittura peggiorata.
Poche agevolazioni dal governo. Infatti, in base ai calcoli dei tecnici mestrini sotto l'azione del "vecchio" governo Renzi le tasse sono diminuite in maniera strutturale di circa 21 miliardi di euro, ma questa corsa alle agevolazioni fiscali non hanno favorito le Partite IVA. Il celeberrimo “bonus degli 80 euro” è stato infatti appannaggio solamente dei dipendenti delle aziende, mentre l’eliminazione dell’IRAP dal costo del lavoro e la riduzione dell’IRES sono stati interventi di cui hanno beneficiato le aziende.
Aumentati i contributi previdenziali. Completamente differente il discorso per le Partite Iva, settore dove i benefici fiscali sono stati praticamente nulli, almeno per quanto riguarda l'alleggerimento della pressione fiscale. Tra i principali interventi ricordiamo il credito d’imposta del 10% dell’IRAP per le aziende senza dipendenti (liberi professionisti), l'aumento delle deduzioni forfetarie della base imponibile IRAP, la riduzione dell’INAIL e del diritto camerale. Al contrario, però, le poche agevolazioni varate sono state compensate dall’aumento dei contributi previdenziali voluti dalla Riforma Fornero del Governo Monti.
Verso la riforma? In realtà, qualcosa si sta muovendo proprio in queste fasi, con l'azione delle Commissioni Finanza di Senato e Camera dei Deputati che stanno muovendosi per trasformare il comparto, partendo dal superamento del sistema degli studi di settore. Secondo le prime indiscrezioni, è allo studio un nuovo metodo che consente di premiare i virtuosi che si metteranno in regola con i nuovi indici di affidabilità fiscale e che, al contrario, colpiranno con durezza chi nasconde ricavi o compensi al Fisco. Sullo sfondo, poi, resta l'esigenza di semplificare gli adempimenti per i liberi professionisti.
Come verificare chi bara. Il punto più innovativo, accanto al sistema premiale, è quello delle sanzioni per chi bara, ovvero i dati o li comunica in modo incompleto, che saranno adeguate alla norma in vigore, che prevede una penalità da 250 a 2mila euro (pena massima comminata al contribuente che non provvede correggere la sua posizione anche a seguito di specifico invito da parte delle Entrate). Inoltre, saranno ottimizzati anche gli strumenti a supporto di quanti intendono verificare se un libero professionista è correttamente registrato in Anagrafe tributaria: come ben spiegato nell'approfondimento del portale fissovariabile.it, già oggi è attivo un sistema di verifica partita Iva sul sito dell'Agenzia delle Entrate, che diventerà ancora più centrale con questa "miniriforma".